Fortemente deludenti per Greenpeace, Animal Equality e Essere Animali le iniziative dei leader mondiali riuniti a Glasgow per la COP26. La prima bozza del documento ufficiale della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è debole e non affronta i reali problemi.
Dovrebbe essere un momento decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici, eppure il vertice globale COP26 sembrerebbe andare nella direzione opposta. Già non era piaciuto il fatto che i politici fossero arrivati con decine di jet privati. Ora delude e, soprattutto, preoccupa il contenuto della prima versione del documento ufficiale dei negoziati in corso a Glasgow.
Manca un messaggio forte e chiaro sui combustibili fossili
La prima bozza del testo relativo alle decisioni della COP26 non piace a Greenpeace, che lo trova inaccettabile. E questo perché il documento non riconosce il ruolo che le fonti combustibili fossili hanno nella crisi climatica. Non solo, manca nel testo anche l’impegno concreto a voler uscire dalla dipendenza globale da carbone, petrolio e gas. “[…] tutti sappiamo che è ora di chiuderla con carbone, petrolio e gas – insiste l’Organizzazione ambientalista – se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi e limitare il riscaldamento globale entro 1.5° C.”
Manca un messaggio forte e chiaro sugli allevamenti intensivi
Ma quello dei combustibili fossili non è l’unico punto debole di questa prima versione del documento ufficiale dei negoziati in corso a Glasgow. L’altra grave mancanza è il riconoscimento anche del ruolo degli allevamenti intensivi nella crisi climatica. Questa volta a prendere posizione sono Essere Animali e Animal Equality.
“Non si può parlare di ambiente – sottolinea Animal Equality – senza considerare che è proprio l’allevamento degli animali uno dei principali responsabili delle emissioni globali di gas serra, causa di estinzione di numerose specie, della perdita di habitat e di biodiversità.” Il settore zootecnico produce infatti circa il 32% di tutte le emissioni antropiche di metano e la produzione di carne e derivati è responsabile del 60% delle emissioni di gas serra provenienti dal sistema alimentare, e del 20% di quelle globali. E non dimentichiamo che tra le principali cause di deforestazione dell’Amazzonia ci sono proprio gli allevamenti di bovini e le colture di soia destinate alla mangimistica.
Ormai è chiaro quanto il tema ambientale e quello dello sfruttamento animale siano strettamente collegati. “ Abbiamo bisogno di un cambiamento della dieta e non del clima […] se davvero i nostri leader vogliono evitare che le temperature medie globali aumentino oltre 1,5 °C, devono affrontare l’elefante nella stanza: l’attuale sistema alimentare basato sulle proteine animali. Passare a un’alimentazione a base vegetale potrebbe ridurre le emissioni legate al cibo del 50%, ma deve essere uno sforzo collettivo, soprattutto dei Paesi più ricchi, e non un’azione delegata ai singoli cittadini.”
Insomma grandi delusioni e preoccupazione, in attesa del documento finale che deciderà le sorti del Pianeta.
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