Mucche sorridenti che si sollazzano su prati verdi? Se vuoi sapere che cosa si nasconde davvero dietro la produzione del latte che bevi e che mangi, smetti di guardare la pubblicità e continua a leggere questo articolo.
Ma siamo davvero sicuri che bere latte faccia bene? Scremato, senza lattosio, arricchito con questo o con quello. E chi più ne ha più ne metta. Lo stesso per i formaggi. Il tutto per aggirare intolleranze, allergie, digestioni difficili. Non ti suona strano?
Quando comperi una mela, comperi una mela. Non comperi una mela senza, che ne so, fruttosio o senza buccia magari. E perché il latte di mucca non dovrebbe andare bene così com’è? Non sarà forse per il fatto che è latte di mucca appunto e che noi non siamo vitelli?
Se vuoi sapere che cosa si nasconde davvero dietro la produzione del latte che bevi e che mangi smetti di guardare la pubblicità e continua a leggere questo articolo. Altroché mucche sorridenti che si sollazzano su prati verdi. Scoprirai che non può esserci nulla di sano nella crudeltà e che l’unico modo per difenderti da un’industria alimentare che ha semmai come obiettivo la salute dei conti in banca di chi la domina è non comperare quei prodotti. Molto semplice.
Il latte messo a nudo: quello che la pubblicità non ti dice
Lo sapevi che tredici delle più grandi aziende del settore lattiero-caseario inquinano più dei maggiori produttori di combustibili fossili del mondo? E’ quanto emerge da una ricerca dello IATP (Institute for agriculture and trade policy). Impressionante, vero?
È stato poi dimostrato che la produzione di carne e prodotti lattiero-caseari è associata alla resistenza antimicrobica e alle malattie zoonotiche. Non solo, ma anche all’inquinamento atmosferico dovuto al rilascio di polveri sottili e al deflusso di fertilizzanti e liquami, così come di sostanze chimiche che possono contaminare i corsi d’acqua e le acque costiere.
Le stesse zoonosi sono malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo attraverso prodotti animali contaminati o particelle disperse nell’aria. Ce lo ricorda anche Greenpeace nei suoi report.
E poi? Poi c’è quello che la pubblicità non ti racconta. Altre storie, fatte di violenze e maltrattamenti, di figli strappati brutalmente alle madri. Lo sapevi?
Sapevi che la maggior parte delle mucche allevate in Italia non sa, né saprà mai, che cosa significa appoggiare le zampe sul manto erboso di un prato?
Non basta. Quella delle mucche è una vita breve, che raramente supera i quattro anni. Quando stremate dagli insopportabili ritmi industriali e dalle continue gravidanze non sono più in grado di sopravvivere, le mucche vengono portate al macello. Qui le attende una morte fatta di violenze inaudite. Prima fra tutte quella di una morte senza stordimento tra sofferenze atroci e vere e proprie agonie.
Una realtà ben diversa da quella che raccontano attraverso la pubblicità. Se preferisci non sapere, questo articolo non fa per te.
L’inferno dell’industria del latte
Mucche felici al pascolo e che magari ti fanno l’occhiolino? Un inganno coi fiocchi. Vuoi sapere che cosa si nasconde davvero dietro il latte che bevi e che mangi?
Diversamente da quello che la pubblicità ti ha fatto credere, le mucche allevate per la produzione di latte non vivono felici e beate al pascolo. Tutt’altro. Sono costrette semmai a una vita meccanica e ripetitiva, in strutture industriali dai rumori robotici e innaturali.
Sono strutture create appositamente per poter mungere latte in continuazione. I pavimenti sono fatti di cemento. Ci sono sbarre di ferro che bloccano le stalle per la stabulazione e che indirizzano le mucche verso le cosiddette giostre. Le giostre sono strumenti che servono a far girare gli animali e, nel frattempo, a tirare il latte necessario alla produzione.
E’ un ritmo serrato di produzione che porta le mucche a produrre fino a 60 litri di latte al giorno, contro i 4 che produrrebbero normalmente. Una bella differenza, eh?
In Italia ci sono poi oltre 2 milioni le mucche rinchiuse dentro capannoni che non vedranno mai la luce del sole. Vivono in queste condizioni per 4-5 anni, fino a quando, stremate, non sono più in grado di produrre latte e vengono così inviate al macello.
Condizioni di vita disumane, malattie, violenza
Le denunce di Animal Equality e le denunce di Essere Animali arrivano ferme e decise: documentano fin nel dettaglio l’inferno delle fabbriche del latte.
Conosci il fenomeno delle mucche a terra? A causa dell’iper produzione di latte e delle condizioni di allevamento alcune mucche, stremate e ferite, non riescono più a reggersi sulle zampe. Gli investigatori di Essere Animali hanno filmato animali lasciati per giorni senza cura e spostati di peso con i muletti. Oltreché disumano, è anche illegale. Ma chi controlla?
Poi ci sono le infezioni e le malattie. Tra le problematiche principali ci sono le mastiti, infiammazioni delle mammelle estremamente dolorose, e le zoppie. Zoppie anche gravi causate dal continuo sforzo per i parti e per la gestione di mammelle enormi. Ma anche dal fondo e dalle condizioni in sé dell’allevamento che comportano spesso ferite agli zoccoli e alle zampe.
E non è finita. Per evitare rischi ai lavoratori negli allevamenti da latte tutti gli animali vengono decornizzati. Sai come? Per bloccarne la crescita la base delle corna viene bruciata con un ferro rovente. Un’operazione molto dolorosa oltreché illegale, perché dovrebbe essere eseguita da un veterinario e con l’uso dell’anestesia. Di nuovo la denuncia degli investigatori di Essere Animali che hanno anche filmato operatori mentre picchiano gli animali con calci e tubi di ferro.
Poi? Come se non bastasse c’è anche il problema igienico. Spesso, e la denuncia arriva dalla LAV, il numero degli addetti alla cura delle stalle non è sufficiente ad assicurarne una pulizia sufficiente. Per questo le mucche si ritrovano a vivere tra urina e feci accumulate sui pavimenti. E le forti esalazioni di ammoniaca che ne derivano provocano infiammazioni e problemi respiratori. Vuoi vedere più da vicino? Ecco gli orrori in un allevamento di mucche da latte nel cremonese documentato dalla LAV.
Macchine per produrre latte
Dicevamo, corpi consumati e sofferenti in strutture di ferro e cemento in mezzo alla sporcizia, costretti a produrre come macchine fino alla macellazione spietata. Ma è di esseri viventi che stiamo parlando. Stiamo parlando di mamme, e di figli. E questo è l’altro aspetto che non viene mostrato. Un altro lato oscuro dell’industria del latte che la pubblicità non ti mostra.
A meno di voler far credere che i vitellini alle mucche li portano le cicogne, per poter produrre latte le mucche, come tutte le mamme, devono mettere al mondo il proprio cucciolo.
Per garantire la produzione di latte negli allevamenti intensivi le mucche sono fecondate ciclicamente. Anche i calori spesso sono indotti con sostanze chimiche. Vale poi la pena sapere che per produrre le enormi quantità di latte destinate all’uomo, una mucca è costretta a partorire un vitello l’anno. Sai che cosa significa? Che allattamento e gravidanza coincidono per la maggior parte dell’anno.
Ma se pensi che stiamo toccando il fondo della disumanità, purtroppo non è così. I profitti economici dietro questo modello di produzione alimentare portano la disumanità a livelli ancora più bassi. Siamo all’inferno, giusto?

Figli strappati alle madri
Quello che non si racconta è che quella del latte e dei formaggi prodotta negli allevamenti intensivi è anche una storia di figli strappati alle madri. Lo sapevi che mucche e vitellini vengono separati poco dopo la nascita? E sai perché? Perché il latte delle mucche è destinato al consumo umano.
E’ un trauma straziante per entrambi. La mucca soffrirà la perdita del cucciolo che non avrà le cure materne, mentre i vitelli vengono trasportati verso le gabbie con un trattore e scaraventati a terra. Gli scienziati hanno osservato alcuni vitelli piangere disperatamente e senza sosta. Altri reagire con forme di iperattività nervosa e altri ancora arrivare a rifiutare il cibo. Pensa se fossero i nostri figli.
Sai che cosa succede a questo punto ai piccoli? Durante le prime settimane di vita, i vitelli sono rinchiusi in box singoli. Sono solo dei cuccioli ma vengono tenuti in condizioni di estrema privazione. Se maschi saranno macellati dopo 6 mesi per la carne, se femmine diventeranno a propria volta mucche da latte. Lo stesso destino delle loro madri, all’infinito. Senza via di scampo.
E ancora. Sai perché la maggior parte della carne di vitello prodotta viene chiamata bianca? Perché questi cuccioli sono costretti a una dieta quasi del tutto priva di ferro, con il solo scopo di tenere chiaro il colore della carne e mantenere così il gusto più leggero.
Ti sembra umanamente accettabile tutto questo? E’ davvero questo quello di cui vuoi nutrirti?
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L’industria del latte e l’impatto sull’ambiente
Violenze e sofferenze atroci sulle mamme, figli strappati per essere uccisi, sfruttamento delle risorse, impatto ambientale mostruoso. Tutto questo è l’industria che produce uno degli alimenti meno sostenibili al mondo: il latte.
In tal senso Animal Equality riporta alcuni dati molto interessanti tratti da un’indagine della BBC: “produrre un bicchiere di latte richiede 650 metri quadrati di terreno, circa 10 volte di più di quanti ne servano per produrne, per esempio, uno di ‘latte’ di avena. Consumare un bicchiere di latte al giorno per un anno inquina tanto quanto guidare un’automobile a benzina per 941 chilometri. Per produrlo sono necessari 125 litri di acqua mentre per un bicchiere di latte di mandorla ne servono 74 di litri, per uno di ‘latte’ di riso 54. Preferire una di queste bevande significa ridurre il consumo annuale di acqua di almeno ventimila litri”.
Impressionante, vero?
Non comperare quello che proviene dagli allevamenti intensivi. E’ l’unico modo per mettere in crisi il giro d’affari che alimenta questo business. Un business a cui interessa ben poco anche della tua di salute perché intossica anche l’aria che respiri.
In tal senso Essere Animali ci ricorda come, sempre secondo l’indagine dello IATP, i colossi del latte hanno prodotto oltre 32 milioni di tonnellate di gas serra. Dato che equivale all’inquinamento prodotto da 6,9 milioni di automobili in un anno. Stiamo parlando di 13,6 miliardi di litri di benzina.
Sai che cosa significa? Che l’industria del latte inquina più dei maggiori produttori di combustibili fossili del mondo, cioè l’australiano BHP e lo statunitense ConocoPhillips. Pazzesco, vero? Tra le aziende con importanti emissioni di gas serra emergono Amul, Lactalis, Saputo e Danone.
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Indipendentemente da quello che è il tuo tipo di alimentazione, può un’industria di questo tipo essere dalla tua parte? Chi trae profitto dagli allevamenti intensivi ancora una volta dimostra di non essere né dalla parte degli animali, né dell’ambiente e quindi nemmeno dalla nostra.
E poi, siamo davvero sicuri che bere latte faccia bene? Non dimentichiamo poi che il latte di mucca serve per far crescere i vitellini. Un vitello pesa alla nascita circa 50 kg. In 6 mesi, grazie al latte della sua mamma, raggiunge i 2 quintali. Se non hai anche tu questa esigenza, il latte di mucca non fa per te.
E’ arrivato il momento di fare scelte alimentari diverse. Ridurre o eliminare il latte e i prodotti lattiero-caseari dalla dieta è la cosa migliore che possiamo fare per gli animali, per l’ambiente e per noi. Anche i supermercati sono ormai pieni di alternative vegetali di ogni tipo. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Non alimentare le fabbriche del latte. Stai dalla parte degli animali, stai dalla tua parte.